Carpe diem: prevenzione e coraggio

Ogni volta che chiedo a mia nipote cosa voglia fare da grande, la risposta ciclicamente cambia e si passa dall’estetista all’avvocato, senza dare il tempo di acquistare il regalo giusto per la successiva ricorrenza, che già ha trovato un nuovo sogno. Io sorrido, per sfinimento o dolcezza, ma penso non ci sia cosa più bella di poter far volare l’immaginazione e far arrivare i sogni in terre lontane e mondi colorati. Ma ancora di più amo chi l’immaginazione e la speranza, anche crescendo, non le perde e lascia spazio, nel proprio mondo, a varchi di fantasia e voglia di scappare, migliorarsi e vivere.

Da qui, la voglia di fare chiarezza su una tematica che sento fortemente importante, in cui immaginazione e cruda realtà fortemente combattono, collegata in maniera antitetica a due persone, che per la loro intelligenza e la voglia di donarsi agli altri, si sono sempre distinti.

Jessica e Marco non si conoscono, ma sono, a modo loro, protagonisti di una storia chiamata cancro, ma che per fine ultimo ha sempre e solo la voglia di favorire la vita.

Quando contatto Jessica Nigro, il suo entusiasmo rimane concreto e fermo nella sua voce; sta facendo alcune conserve per l’inverno e tra una risata e l’altra si lamenta del meteo che sta peggiorando, tra il vento forte ed una pioggia di idee per il suo matrimonio. Appena riprese le fila del discorso, pensando di tornare seri, procedo con le domande e cerco di rimanere impassibile. Di tutta risposta, la ragazza, classe 1988, mi prende in contropiede e con l’entusiasmo di una bambina durante la notte di Natale, mi dice: “avevo degli ematomi su diverse parti del corpo. Il vice primario ed il primario di ematologia mi chiamano per dirmi che avevo contratto una leucemia promielocitica acuta fulminante. Avevo 20 anni e dopo aver risposto senza aver capito, svengo, ma solo perché avrei perso i miei meravigliosi ricci con la chemioterapia, sia chiaro!”.

Mi ha lasciato particolarmente spiazzato. Da lì, il suo cuore era ormai un fiume in piena. Mi ha raccontato quanto la sezione di Ematologia “Alberto Neri” di Reggio Calabria abbia cambiato radicalmente il suo vivere la malattia ed il doverla affrontare con tutte le forze possibili. Il centro è dotato, anche grazia al diretto collegamento AIL (Associazione Italiana Leucemie), di un servizio a 360 gradi per i pazienti, dai vari spostamenti utili per le cure, finanche alla casa concessa alle famiglie.

È vero, i tempi duri non sono affatto mancati nella sua storia, ma Jessica alla domanda “come bisognerebbe affrontare la malattia?”, mi ha nuovamente mandato fuoripista: “Anche quando sei al chiuso, in un centro come questo, ti senti vivo e collegato al mondo esterno. Vivevo pensando potesse essere l’ultimo giorno, ma mai il giorno giusto per rinunciare a vivere”.

Con grande speranza acquisita, chiamo il Dott. Marco Stellato, laureato all’università La Sapienza di Roma in Medicina e Chirurgia, per avere un parere tecnico e capire a che punto ci troviamo nella prevenzione, individuazione e cure di questo male del secolo. È a lavoro, ma riesco a sentire l’emozione di poter condividere il suo punto di vista. Con nove mesi di formazione presso il centro Tumori di Milano da concludere e con un ultimo anno da frequentare di specializzazione in oncologia medica, questo medico trentenne si trova a stretto contatto con chi questa malattia la affronta da paziente e con grande difficoltà. Il suo tono è fiducioso, concreto, anche rassicurante.

Chiedo in prima battuta se la notizia della diminuzione delle diagnosi riguardo i tumori sia un dato confortante o solo il segno di una riduzione dei controlli specifici. La risposta è affermativa “ma bisogna sottolineare che la ricerca effettuata è basata su alcune tipologie di cancro e che il tumore alla mammella ed il melanoma, ad esempio, sono in aumento”. Continua ricordando che tale aumento è fisiologico, in quanto più i controlli aumentano, più vi sono diagnosi; ma più diagnosi vi sono, più potrebbe favorirsi la riduzione della mortalità.

Incuriosito, mi sono chiesto se lo Stato Italiano stesse facendo abbastanza per la prevenzione e per la ricerca ed il dr. Stellato ha sottolineato quanto ci sarebbe da fare, ma che i passi da gigante vengono fatti quasi ogni sei mesi, in cui nuove cure e possibilità fanno capolino; non si tratta della cura per debellare il male, ma può essere un modo concreto per allungare il periodo di vita del paziente.

“Per le cure oncologiche ci sarebbe bisogno di centri specializzati, in modo da poter approfondire ricerca e cure. Sarebbe bellissimo avere un IRCS (istituto di ricerca di carattere scientifico), anche in Calabria, così da ridurre le migrazioni di medici e di pazienti per le cure”.

La domanda aumenta sempre, ma i medici disponibili sono troppo pochi. Un pensiero comune e che lo specializzando in oncologia conferma ampiamente.

“E per la prevenzione? Cosa consiglierebbe ai nostri lettori?”, chiedo per capire cosa possa fare anche io a 28 anni: “dovrebbe parlarsene nelle università ed in famiglia; sicuramente, affrontare un problema piccolo è meglio che dover superare paure più grandi; ci sono dei controlli che devono essere effettuati, naturalmente, ad una certa età, ma fare dei controlli periodici, è sempre un’ottima mossa”.

Mentre sono al telefono con un dermatologo per prendere un appuntamento, ripenso a quanto sia importante prendersi cura di sé stessi e favorire la nostra crescita attraverso un’attenzione maggiore ai dettagli. 

Penso a Marco Stellato, che con professionalità ed infinita passione, ogni giorno, ogni ora, tenta di tenere le briglie di qualcosa che spesso sembra essere troppo grande; penso a Jessica, ventenne, sempre sorridente, riccia, che dopo aver oltrepassato la porta del centro, pensa con gioia: “e uscimmo a riveder le stelle”; e penso a tutti noi, che in questa vita dobbiamo ricordare di portare rispetto a chi abbiamo davanti, senza alcuna distinzione, ricordando anche quanto noi stessi ed il nostro corpo, siano importanti.

Bisogna prevenire, sempre.