Hackaton e il futuro delle start up

Hackaton è un termine che si sente sempre più spesso quando si parla di tecnologia e innovazione, ma precisamente cosa è? E soprattutto cosa significa? Chiara Schettino, giovane studentessa vincitrice dell’ultimo Hackaton nazionale, ce ne ha parlato e ci ha spiegato la sua idea di innovazione con il progetto Sow Future.

Chi è Chiara Schettino?

Classe 2001, nasco a   Benevento, ma risiedo da sempre a Mercogliano, in provincia di Avellino. Frequento l’ultimo anno del Liceo Classico Europeo presso l’Istituto “Convitto Nazionale P. Colletta “ad Avellino. sono   una grande appassionata di innovazione tecnologica, in particolare nell’ambito delle startup. Il mondo delle start up mi ha sempre affascinato e, fin dal primo momento che ne sono venuta a conoscenza, ho immaginato di poterne creare una anch’io. Al terzo anno delle superiori ho finalmente avuto l’occasione di partecipare al mio primo Hackathon, che si svolgeva presso la scuola che tutt’ora frequento. L’Hackathon è una metodologia di “brainstorming” e “problem solving” che ha lo scopo di riunire nello stesso luogo studenti (nel mio caso) con background diversi e proporre soluzioni innovative a problemi di natura socio economica, ambientale, culturale o artistica e può durare da due giorni a una  settimana. E’ un’esperienza dove condivisione, creatività, rispetto, collaborazione e sana competizione sono gli aspetti fondamentali.

Cosa è e come nasce Sow Future?

Il 4 Ottobre 2018 ho partecipato al CivicHack organizzato dal Miur ad Avellino. Il nostro team si è confrontato con 15 team della Provincia. In quella occasione è nata la prima versione del progetto” Sow Future”. Abbiamo vinto quella competizione che ci ha fatto approdare alla finale nazionale, il 6 Aprile 2019, a Genova, contro 24 Team provenienti da tutta Italia, vincitori dei rispettivi Hackathon civici. Questa esperienza a Genova si è dimostrata una prova molto difficile da affrontare, soprattutto perché il nostro team era formato solo da 4 membri mentre le altre squadre erano formate anche da una decina di ragazzi, tutti molto preparati. Durante quella settimana di competizione abbiamo lavorato anche di notte, nel tentativo di migliorare il progetto che avevamo già elaborato in precedenza. Nonostante alcune difficoltà abbiamo conquistato, del tutto inaspettatamente, il primo posto, guadagnandoci così l’ambito premio in palio: la partecipazione ad un Innovation tour in Silicon Valley.

Perché avete deciso di creare un progetto sull’agricoltura al sud?

Il mio team, “Sow Future”, ha scelto di occuparsi della coltivazione di un prodotto agricolo specifico, lo Zenzero, che è sempre più apprezzato e presente sulle tavole degli Italiani. Uno degli obiettivi che ci siamo posti in questo progetto è che il prodotto in questione possa essere tracciato durante tutta la filiera, affinché possa giungere sulla tavola un sano e nutriente alimento di cui si conosca l’origine e la qualità, seguendo un modello di produzione a bassissimo impatto ambientale.

Abbiamo deciso di selezionare terreni non necessariamente agricoli, ma inutilizzati e in attesa di riqualificazione, o anche fondi confiscati alle mafie per essere riconvertiti a scopi legali. Siamo partiti dalla nostra verde Irpinia, dove, per poter creare occasioni di lavoro, diventa fondamentale offrire la possibilità di poter “restare” a chi è disposto a collaborare a questi progetti di sviluppo.

Parte da qui un impegno importante, una sfida per la nostra terra e per tutto il Mezzogiorno, con l’augurio, da parte nostra, di poter realizzare questo progetto innovativo e che esso possa diventare occasione di riscatto, di sviluppo e di rinascita, in un territorio troppo spesso offeso e maltrattato.

L’Attenzione all’agritech, al cibo biologico libero da veleni, pesticidi e altre sostanze dannose per la salute, è oggi molto più forte e sentita, sia dalle istituzioni governative, che dalla gran parte dell’opinione pubblica.  Nascono ora, più che nel passato, sia a livello locale che globale, nuovi movimenti ambientalisti che si pongono, come obiettivo comune, il preservare la salute della terra a favore delle generazioni future, cercando di creare circuiti virtuosi ed ecologici per proteggere il benessere e la salute di tutti noi ora, ed in futuro per coloro che verranno.

La vittoria del Civic Hack nazionale vi ha dato l’opportunità di conoscere i grandi della Silicon Valley, come è stata l’esperienza di stage oltreoceano? Come vi ha arricchito?

Dopo la vittoria Nazionale del CivicHack di Genova, in qualità di delegati del MIUR, “Sow Future” è volato nella Californiana Silicon Valley. Questa si è dimostrata un’esperienza di grande crescita professionale e personale per tutti noi ragazzi. Io stessa ho potuto così confrontarmi con eccellenti professionisti del settore dell’innovazione digitale e manageriale, sia italiani che stranieri. In Silicon Valley si ha la sensazione che ci sia una fortissima concentrazione di energie. Ci si trova al centro di un vortice pieno di contaminazioni che generano condivisione e nuove opportunità futuribili.

Un futuro al Sud è possibile facendo impresa e sviluppando le potenzialità naturali del territorio, come convincereste i vostri coetanei a non fuggire dal Sud?

Grazie all’innovazione digitale i tempi sono cambiati rispetto al passato. E’ sempre più alla portata dei giovani poter fare impresa, soprattutto grazie al sistema startup.  Così come Sow Future ha creato le premesse per fare impresa, dalle idee si può passare molto più facilmente alla fase di realizzazione. Questo dovrebbe spronare i giovani del Sud a creare sviluppo e posti di lavoro qui da noi.  Ciò risolleverebbe notevolmente la situazione economica del Meridione, da sempre depressa e priva delle basi per il sostegno necessario a formare qui una nuova classe imprenditoriale da cui ripartire, creando nuovi posti di lavoro. Numerose sono le risorse che il nostro territorio ci offre, ma bisogna avere la giusta motivazione e l’abilità di saperle sfruttare.