La città vista dalle donne: Freeda Feel Free Around

La libertà di una singola donna cambia la libertà non solo delle altre donne, ma anche degli uomini.
Ogni donna deve poter agire, pensare e sognare in totale libertà ed armonia con i propri diritti.
Ebbene, la libertà è definibile come tale solo se non stabilita da altri, solo se la stessa non ha vincoli.
Le giovani donne, ed anche alcuni giovani uomini, sono divenuti esponenti di una nuova era, di un movimento totalmente inclusivo dell’espressione femminile, portavoce di quella libertà scevra da ogni stereotipo.

Ed è proprio il caso di Freeda, “giovane” Start-Up che si propone di raccogliere e di catalogare tutte le informazioni utili per poter creare una città realmente a misura di donna.
Eleonora, Ilaria, Carola ed Andrea presentano in modo esaustivo questo loro singolare ed innovativo progetto.

1. Una start-up interessante ed innovativa, come e a chi è venuta in mente l’idea?

ELEONORA: Grazie! Ilaria ed io, eravamo un pomeriggio dopo una pizza divisa in due nei Giardini Cavour qui nella nostra amata Torino. Abbiamo deciso di “fare qualcosa insieme”, non sapevamo bene ancora cosa ma di sicuro qualcosa che avesse utilità sociale e che mettesse a frutto le nostre competenze acquisite nell’ambito della progettazione dell’innovazione. Lavoravamo insieme, nello stesso laboratorio di ricerca del Politecnico di Torino e, quando l’idea ha preso una forma, abbiamo deciso di coinvolgere in questa avventura un altro nostro collega e amico, Andrea. Lui ha detto subito sì, non ce lo aspettavamo perché non tutti i ragazzi vogliono collaborare ad un progetto che mette così al centro l’universo femminile…invece lui ha accettato subito! Diciamo che la voglia di sperimentare, di mettersi alla prova, di fare qualcosa di nostro era nelle teste di tutti e tre già da un po’, bisognava solo trovare l’occasione giusta. E’ arrivata, l’abbiamo colta al volo e abbiamo fondato Freeda!

ILARIA: Abbiamo pensato a qualcosa che noi per prime avremmo usato nella nostra vita quotidiana. L’idea è nata confrontando i nostri bisogni con quelli delle nostre colleghe e amiche, e abbiamo scoperto che il problema dello spostarsi in città da sole era molto sentito da tutte.

ANDREA: Ho accettato subito perché volevo fare parte di un grande progetto e fare qualcosa di mio.

2. In cosa consiste il progetto?

ELEONORA: Il progetto è una mappatura della sicurezza percepita dalle donne in città tramite un’app. Abbiamo studiato la letteratura, fatto ricerche sul tema della sicurezza e mobilità sicura delle donne e solo poi abbiamo iniziato a progettare l’app. Mentre ci lavoravamo su, ci siamo detti anche che avremmo voluto raccontare le cose belle, le esperienze buone che animano la vita dei nostri quartieri e delle nostre città. E’ stato così che abbiamo iniziato ad inserire in mappa anche le associazioni e le realtà del territorio che si occupano di tematiche femminili…è un work in progress perché vorremmo inserire molte altre informazioni utili alle cittadine e a chi viaggia in città. Insomma, mille idee per una  città a misura di donna.

ILARIA: Nell’app è possibile recensire il livello di sicurezza percepita in un dato luogo, sia su parametri soggettivi come la percezione, sia riguardo parametri oggettivi come l’illuminazione, l’affollamento e le molestie (verbali e non). Ogni recensione fa media con le recensioni delle altre utenti e  in base alla media di sicurezza percepita sulla mappa si colorano dei pin point dal verde al rosso.

3.  La cittá vista dalla donne, cosa rappresenta per voi?

ELEONORA: Esattamente quello che ti dicevo prima: una città in cui i servizi, le informazioni condivise da altre donne, il modo di guardare e vivere la città che hanno le donne venga fuori e racconti di come gli spazi si possono rendere non soltanto più sicuri ma anche più accessibili, facili, ricchi di esperienze e di condivisione: semplicemente un po’ più progettati e pensati dalle donne.

ILARIA: Ci piace pensare che questo progetto possa aiutare le donne a vivere le città in modo più consapevole e libero, senza avere paure o limitazioni. Attraverso l’app e le nostre pagine social ci impegniamo ogni giorno nel raccontare sia la città che le donne, offrendo spunti e ispirazioni.

CAROLA: Per me contribuire a rendere una città “a misura di donna” significa inoltre impegnarsi nel creare e condividere contenuti sulle nostre pagine che possano essere d’ispirazione per guardare la città con occhi diversi. Nel nostro piccolo lo facciamo curando delle rubriche che portano avanti questo concetto e che ci aiutano a dare anche più valore a Freeda. C’è ad esempio la rubrica del lunedì che chiamiamo “posti belli” dove di volta in volta parliamo di un luogo specifico della città, la rubrica del mercoledì in cui diamo voce alle associazioni del territorio, o ancora il nostro freeday (rubrica del venerdì) dove raccontiamo la storia di una donna (famose o non) che in qualche modo grazie a ciò che ha fatto in vita ha migliorato il mondo in cui oggi viviamo.

4. Esiste per voi una discriminazione urbana di genere?

ELEONORA: Esiste nella misura in cui non si tiene conto a volte anche di piccole modifiche che potrebbero migliorare l’esperienza che una donna ha della città in cui vive, viaggia, lavora. Penso a posti che si potrebbero illuminare meglio, quindi un piccolo intervento, penso ad attività commerciali che, rimanendo aperte fino a tardi, possono contribuire a creare un ambiente sano e sicuro, se adeguatamente valorizzati sul territorio. Esiste poi una visione culturale della donna indipendente, anche nella sua mobilità, che deve essere raccontata e fatta emergere e qui penso alle tante donne che scelgono di viaggiare da sole e alle tante iniziative che si possono fare, ad esempio nelle scuole e di stampo educativo, proprio per modificare quell’approccio che ci vede ancora indifese o, peggio, oggetto di commenti non richiesti.

5. Al progetto collaborano principalmente donne?

ELEONORA : C’è una maggioranza di donne tra noi solo perché siamo all’inizio e stiamo mirando anche ad un target specifico, quindi, al momento, è certamente più facile coinvolgere donne. Ma a parte il nostro CTO Andrea, abbiamo anche un grosso seguito di follower maschili nei nostri canali social a cui piace quello che postiamo e le cose che raccontiamo. Questo credo sia un effetto anche di un’inversione culturale che si sta realizzando: parlare, conoscere e sapere che esistono donne che nella storia hanno fatto grandi cose o che c’è un modo diverso di muoversi in città delle donne o che se una donna viene molestata verbalmente mentre rientra a casa da sola è motivo di indignazione anche per  i ragazzi e gli uomini.

ANDREA: In realtà stiamo anche cercando di allargare il team soprattutto per la parte tecnica, quindi chissà che qualche giovane developer non stia leggendo e voglia aiutarci a sviluppare al massimo la parte tecnologica. Ragazze e ragazzi chiaramente…stiamo cercando voi!

6. Torino é la prima meta per il progetto, seguiranno le altre a breve?

ELEONORA: Sì è chiaramente la prima meta perché è la città che ci ha adottato ma seguiranno le altre. Abbiamo in mente Bologna che è l’altra città che ha adottato il nostro progetto e con cui stiamo collaborando. Nel tempo, da quando abbiamo lanciato la versione beta dell’app, abbiamo ricevuto richieste da parte di molte donne di poter collaborare, donne che vivono in città diverse, dal Trentino a Roma, passando per Napoli, Salerno e arrivando in Sicilia. Ad esempio, una ragazza di Napoli ci ha scritto perché vuole provare l’app e usarla anche mentre sarà in vacanza a Dublino. Quindi, insomma, c’è desiderio di collaborare a questo progetto che è anche un po’ collettivo, perché se ne sente il bisogno e come donne si vuole contribuire a dire la propria.

7. State ricevendo feedback positivi nella vostra cittá?

ELEONORA: Sì molti, è la città di cui abbiamo il numero maggiore di recensioni, ma stiamo ricevendo feedback positivi anche dal lavoro di rete che abbiamo cominciato a fare con le realtà del territorio. Stiamo inoltre progettando un evento che coinvolgerà alcuni quartieri della nostra città, il primo Urban Mapping di Freeda in cui speriamo se ne vedranno delle belle. Per un pomeriggio le strade saranno animate da donne che scopriranno e recensiranno la propria città. Ci piacerebbe allora raccontare tutto questo anche a chi prende decisioni politiche nella nostra città che impattano la vita delle cittadine, in particolare.

CAROLA: La risposta è molto positiva ogni volta che abbiamo l’occasione di parlare del progetto sia a Torino che a Bologna. Questa è una cosa bellissima, ci aiuta molto ad essere costantemente stimolati a fare un lavoro di qualità e a migliorarlo sempre. Proprio per questo ci stiamo impegnando moltissimo nella realizzazione di questo primo evento di mappatura urbana.

8. Avete una fascia d’etá prediletta per il progetto?

ELEONORA: Non abbiamo una fascia prediletta, ci scrivono donne veramente di tutte le età. Più che altro stiamo riscontrando dei bisogni diversi in base alle fasce d’età. Per esempio, le donne che si trasferiscono a vivere in un’altra città hanno l’esigenza di conoscere se un determinato luogo è percepito più o meno sicuro dalle altre donne e perché. Mentre le donne che conoscono bene la propria città sono interessate a raccontare nel dettaglio come ci si vive e quali cose interessanti si vanno realizzando.

9. Un consiglio per i nostri lettori?

Ragazze, diventate nostre tester!
Ragazzi, consigliate Freeda Feel Free Around alle vostre amiche!