Vita da fuorisede: il punto di vista delle mamme #1

La vita da fuorisede è fatta di valigie, treni, affitti, lavatrici, cene a tarda sera. Ma anche dell’inevitabile distanza da casa, che con l’avvicinarsi delle feste si fa sentire. Qual è però il punto di vista dei genitori che ci vedono andar via subito dopo il diploma oppure la laurea alla ricerca di specializzazione oppure lavoro? Ho fatto quattro chiacchiere con mia madre, cercando di portare a galla il punto di vista di chi – seppure con difficoltà – ci accompagna in stazione e ci guarda crescere da lontano.

Cos’hai pensato quando hai capito che sarei andata a studiare/lavorare/vivere fuori?
Quando, durante l’ultimo anno di liceo, in un pomeriggio di febbraio, ti sedesti vicino a me sul divano e mi chiedesti “mamma, ma quindi io che devo fare da grande?”, solo in quel momento ho iniziato a realizzare quanto tempo era effettivamente passato da quando mi portavi il caffè finto a letto la domenica mattina e quanto eri davvero già diventata grande.
Stringevi fra le mani un modulo prestampato della Luiss, e mi dicesti “voglio fare i test per questa università, pensi che io possa farcela?”. Amore di mamma, avrei voluto gridarti forte quanto già allora sapevo di che pasta eri e sei fatta, ma per darti la possibilità di scoprirlo da sola ti ho solo detto quello che una mamma con dolcezza e il giusto distacco poteva dirti “se studi puoi fare e diventare tutto ciò che desideri”.
Ecco, solo allora mi resi conto di quello che stava realmente accadendo: stavamo per separarci, ti stavi preparando ad andare via da casa e da me.
Ero terrorizzata dall’idea di averti lontana; ma faceva parte del mestiere di mamma e quindi in quei pochi mesi rimasti prima della tua partenza imparai con difficoltà a lasciarti andare.

Molti anzi moltissimi miei coetanei emigrano alla ricerca di corsi di laurea specializzati oppure opportunità di lavoro. Cosa pensi di questo fenomeno in crescita?

Questo è un fenomeno in aumento che evidenzia da una parte la crisi occupazionale del nostro paese ma dall’altra una più grande e positiva spinta reazionaria che incombe sulla vostra generazione: la voglia di volare, quella di mangiarvi il mondo, quella fame che ho poi sorprendentemente scoperto non mancare neanche a te. Sebbene ogni genitore voglia i propri figli vicino, nel nido o quantomeno a qualche minuto di macchina, sono consapevole di quante opportunità voi giovani abbiate più di noi vecchi e quante porte riuscite ad aprire anche da soli. Esistono adesso nuove occupazioni, nuove specializzazioni: il mondo sta cambiando e voi ne siete la causa e i benefattori.

Com’è stato vedermi andare via la prima volta e cosa pensi quando torno per le vacanze estive o natalizie e riparto dopo alcuni giorni?
La prima volta che ti lasciai a casa a Roma ricordo di aver pianto: è stato triste per una mamma chioccia come me. Ti vedevo piccola, ti vedevo inerme, ma ho dovuto accettare la situazione affinché tu crescessi imparando a fronteggiare ogni situazione da sola, con la consapevolezza che in qualunque momento la tua famiglia fosse pronta a sostenerti.
Ancora oggi, ogni volta che parto da Roma per rientrare a casa, sento quel solito magone.
Vorrei restare con te o portarti via con me.
Adesso però sei più abituata, sei autonoma, e quello sguardo un po’ triste (seppur allora eri super emozionata e curiosa) non lo vedo più. Per noi genitori invece, quell’arrivederci è sempre amaro come la prima volta.
Quando poi torni per pochi giorni mi sento strana, avverto un misto di sensazioni: primeggia sicuramente la gioia nel rivederti ma poi improvvisamente incombe la tristezza nel constatare che si tratta sempre di troppo poco tempo. Ti vorrei vivere di più.

Quali sono le difficoltà che affronta la mamma di un fuorisede?
Essere mamma è difficile; essere la mamma di un fuorisede è molto difficile; essere tua mamma lo è ancora di più perché sei un “riminizzo”: dove ti lascio non ti trovo mai. Porto sempre con me i pensieri e le preoccupazioni di averti lontana e non sapere quello a cui vai incontro, non poterti osservare mentre cresci e diventi una donna, non sapere se hai bisogno di aiuto per qualcosa. Vorrei dispensarti da ogni seccatura, vorrei farti trovare la cena pronta e farti il letto la mattina.
Ma noi mamme lo sappiamo in fondo: sappiamo che imparate sempre, alla fine, a prendervi cura di voi stessi.
E’ questa è la più grande soddisfazione – per aver svolto un ottimo lavoro di educazione – e la più triste paura perché significa che forse non avete più bisogno di mamma e papà.

Desideri mai di vedermi rientrare definitivamente a casa per ragioni di studio o lavoro?
Penso sia il sogno di ogni mamma vedere quotidianamente il proprio figlio. Quindi si, lo desidero sicuramente, ma non lo impongo o pretendo.
Voglio che tu possa sentirti libera di scegliere cosa più ti piace e soprattutto cosa più ti fa star bene, cosa ti renda consapevolmente e incredibilmente felice e fiera di te stessa.
Devi andare dove pensi di avere il tuo posto nel mondo – anche se sotto sotto una parte di me spera che tu possa trovarlo proprio qui ad un passo dai tuoi cari.

Che consigli daresti a una mamma che a breve vedrà il figlio andar via di casa?
L’unico consiglio che mi sento di dare loro è quello di lasciare vivere i propri figli, di non mollarli mai affettivamente e di continuare a seguirli anche da lontano.
Voi figli dovete sapere di dover iniziare a camminare sulle vostre gambe ma che qualsiasi cosa accada avete un’ ancora a cui aggrapparvi, un faro che vi riporti al porto sicuro.